RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°33 * LUGLIO 2021 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM
sentimenti. Voglio pensare di averti amata in lei…”. Un po’ raffazzonata come spiegazione, ma molto, molto romantica…123
Gli anni che seguirono la stagione del folle amore ginevrino furono densi di avvenimenti che tennero separati i due amanti. Si scrissero spesso, ma lei quando non era gelosa, era distratta: lui mentiva per tranquillizzarla, mentiva per non trascurare di rubare il più sovente possibile, anche in assenza dell’amata, qualche porzione di felicità agli angeli del Paradiso. “Un artista”, dopo l’estenuante lavoro, ha pur diritto “di opporre violente distrazioni alla sua vita, così al di fuori di quella comune!”. È il periodo “tiepido”. Eva e Balzac si vedono solo a distanza di anni. Quattro giorni a Vienna nel 1835, poi ancora fiumi di lettere e lunga separazione forzata. Lui a Parigi, pieno di debiti, immerso nelle sue innumerevoli bozze; lei in Ucraina con la sua vita di principessa, i duemila domestici, la tenuta di ventimila ettari popolata di 3.035 “anime”, le carrozze, i cavalli, e l’adorata figlia Anna da allevare ed educare. Ognuno ha il suo destino, e forse l’antico amore si spegnerebbe del tutto col tempo se non venisse a riaccenderlo – in Balzac perlomeno – un fatto nuovo: il conte Hanski morì, nel 1841. Da quel momento, Honoré non sognò che il matrimonio con la “straniera”. È qui che il suo amore cominciava a tingersi di patetico. Perché nonostante le molte infedeltà, le relative bugie e i non pochi inganni egli l’aveva amata davvero, la sua Eva. E proprio allora che si credeva vicino ad afferrare un sogno mai del tutto deposto, l’”angelo adorato” cominciava a sfuggirgli. È una storia molto grigia, fatta di paure e incertezze da parte di una donna non più giovane, non più innamorata come un tempo e invece molto legata alle convenzioni sociali e al rispetto del mondo. È ricca, nobile; perché imparentarsi con quel borghese, scrittore sì di un certo genio, ma uomo così incostante, così poco raffinato e, oltretutto, ingolfato sino agli occhi in una situazione economica disastrosa? Fra incontri, colloqui, suppliche di lui, temporeggiamenti di lei, passarono quasi dieci anni. Dieci anni sulla carta son presto scritti. Ma nella vita di un uomo che lavorava come un pazzo, senza pace, respinto anche da quel porto d’amore che era divenuto ormai la sua ossessione, furono abbastanza per aprire un comodo varo alla morte. Il tanto atteso matrimonio venne finalmente celebrato il 14 marzo 1850, nella chiesa di Santa Barbara, a Berditcheff, in Ucraina. Ma il destino di Honoré era già segnato. La diagnosi medica fu impietosa, ma precisa: ipertrofia cardiaca. Honoré ebbe violente crisi di soffocazione, bronchiti che gli squassarono i polmoni, affanno quasi costante. La vita coniugale di Balzac durerà più o meno sei soli mesi, dopo ben sedici anni di corteggiamenti epistolari e di romantici inseguimenti per tutta l’Europa. Alla straniera rimase tuttavia il merito d’avere almeno accettato di accompagnare Honoré in pace alla fine, restandogli vicina negli ultimi mesi: dal felice 14 marzo al triste 18 agosto. Molto poco. Troppo tardi, s’era decisa a dirgli di sì. 123
AA.VV., Honoré de Balzac, Mondadori, Milano, 1969, pp. 31-32.
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