RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°33 * LUGLIO 2021 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM
Dicevamo che la comunicazione è un processo. Ma che tipo di processo? Si può dire sia sistematico, in quanto le persone che ne sono coinvolte fanno parte appunto di un sistema che si influenza in maniera reciproca, circolare. Proprio il modello circolare fa a sua volta parte di una triade insieme al modello lineare, ossia quando due individui entrano in contatto (Emittente e Ricevente), andando a creare un invio del messaggio, il quale partirà dall’Emittente arrivando al Ricevente, per mezzo di un canale. In tale modello non possiamo ancora parlare di comunicazione, ma solo di una semplice trasmissione dell’informazione data. In quanto, prerogativa di questo modello primario, non è prevista alcuna risposta dal Ricevente. Ossia, in esso non potrà esserci nessuna interferenza comunicativa. Il secondo modello della comunicazione è appunto quello circolare, in cui tra Emittente e Ricevente viene inserito il concetto di feedback da parte di quest’ultimo. Viene da sé che in questo caso si prende in esame anche una non comprensione, o solo una comprensione parziale dell’informazione avvenuta tra le due parti. E l’interferenza della comunicazione viene considerata parte integrante del modello. Così come per l’ultimo modello, quello ciclico. Esso non è altro che un numero di più cicli di comunicazione circolare, in cui Emittente e Ricevente si scambiano i ruoli. Ne risulta quello che è il terzo assioma della comunicazione di Watzlawick: la triade stimolo-risposta-rinforzo. Ed ecco che il nostro processo di comunicazione diventa pragmatico, in quanto a contare sono gli effetti di quanto comunichiamo (Emittente), non le nostre intenzioni. Ossia a contare è quanto l’altro (Ricevente) recepisce e, di conseguenza, la risposta che si andrà a ricevere. Prendendo sempre spunto dalle parole di Watzlawick, posiamo dire che “Come comunicatori veniamo prima visti, poi sentiti e infine compresi”. Stando alle percentuali di eminenti studiosi (in particolare dello psicologo Albert Mehrabian), oltre la metà, il 55%, della nostra comunicazione avviene mediante la cosiddetta comunicazione non verbale, ossia il linguaggio con cui vengono espresse le nostre emozioni, sentimenti e atteggiamenti, tutti registrati sotto una specifica postura da parte dell’Emittente l’informazione. Il 38% invece avviene per comunicazione para-verbale (che insieme alla non verbale compone la comunicazione analogica), vale a dire il ritmo, il volume, i silenzi della nostra comunicazione. Infine, il 7%, è rappresentato dalla comunicazione verbale, che da sola compone quella che è considerata la comunicazione logica. Quest’ultima tipologia è un pochino più lenta rispetto a quella analogica, in quanto quest’ultima è parte di un vero e proprio codice genetico, mentre la comunicazione logica va appresa nell’arco di una vita. Ne scaturisce il terzo aspetto, o parametro, del processo, che è la comunicazione. Strategico: in quanto l’individuo che possiede una strategia tracciata, ha bisogno di obiettivi chiari per raggiungerli con maggiore efficacia. Ecco che attraverso il logos (parola) diviene una concausa di quanto affermiamo, e nemmeno quella principale, ma solo, lo andiamo a ripetere, il 7%. Vale per tutto e, a maggior ragione, per le arti considerate figliole predilette da chi si esprime attraverso 67