RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°33 * LUGLIO 2021 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM
mossegli dalla vedova di Yvan Goll, l’amico poeta, calunnie ripetute negli anni che finirono per acuire il suo male di vivere. Lui e Ingeborg, nonostante l’attrazione reciproca, avevano intrapreso strade diverse, senza mai perdersi, alimentati da una corrispondenza fitta, a tratti fittissima che andava parallela alle loro scelte di vita, le più disparate. Entrambi sperimentarono numerosi amori e per molto tempo non si frequentarono. Lui aveva sposato Gisèle Lestrange, dalla quale ebbe il figlio Eric, lei aveva vissuto a lungo in Italia con l’amico musicista Hans Werner Henze. Ma tornarono ad amarsi impetuosamente nel 1957, quando s’incontrarono casualmente a Colonia, a un convegno di critica letteraria. Furono mesi di euforia amorosa stroncati dal carattere inquieto della Bachmann che iniziò a frequentare lo scrittore svizzero Max Frisch, sposandolo, matrimonio destinato a finire in breve tempo. Ed ecco che ci diciamo l’oscuro prende sempre più forma e avvolge le loro vite, destinate a oscurarsi per sempre. Celan, da tempo in preda ad allucinazioni e problemi psichici, cercherà la pace nelle acque della Senna. Era il 1970. Tre anni più tardi, Ingeborg, a Roma, intontita da alcool e barbiturici troverà la morte nell’incendio accidentale della sua vestaglia dopo essersi addormentata con la sigaretta accesa. Non riuscirono a salvarsi i due poeti dall’isolamento radicale prodotto dall’angoscia. Solo nell’arte trovarono il linguaggio comune, quello della memoria, scoprendo le relazioni che solo il linguaggio invisibile della poesia può svelare: Come Orfeo io suono la morte sulle corde della vita e fin dentro la bellezza della terra e dei tuoi occhi, che governano il cielo, so dire solo l'oscuro. Non dimenticare che anche tu, all’improvviso, quel mattino in cui il tuo giaciglio grondava ancora rugiada e il garofano dormiva sul tuo cuore, vedesti il fiume oscuro che ti passava accanto. Tesa la corda del silenzio sull’onda di sangue, afferrai il tuo cuore vibrante. Tramutati furono i tuoi riccioli nella capigliatura d’ombra della notte, i fiocchi neri delle tenebre caddero come neve sul tuo volto. E io non ti appartengo. Di entrambi ora è il dolore. Ma come Orfeo io so la vita dalla parte della morte e mi diventa azzurro l’occhio tuo chiuso per sempre. I. Bachmann
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