3 minute read

ANTONIETTA SIVIERO – “Mala Zimtebaum ed Edek Galinski: un amore ad Auschwitz”

Mala Zimtebaum ed Edek Galinski: un amore ad Auschwitz di ANTONIETTA SIVIERO107

Mala, ebrea di origine polacca, deportata nel 1942 ad Auschwitz, marchiata col n°19880, poiché parlava correttamente cinque lingue, non finì nella camera a gas insieme alle altre donne. I nazisti la usarono come traduttrice e messaggera. Bellezza, cultura, generosità d'animo e lo status privilegiato d’interprete, le permisero di salvare la vita a molte compagne di prigionia.

Advertisement

Edek, polacco, cristiano, internato nel 1940, segnato col n°531, lavorando come meccanico responsabile di un’officina di ferramenta, riuscì ad aiutare, portando nel laboratorio, i prigionieri più deboli e malati salvandoli da morte certa. Grazie al lavoro che svolgevano, non fu difficile per i due incontrarsi. Due numeri diversi, due credo opposti. Uno sguardo, un sorriso e la scintilla divampò in fuoco, la passione li travolse. Giovani, adorati per la loro grande umanità, furono subito ribattezzati col nome di Giulietta e Romeo e godettero nel campo, dell’appoggio di tutti i compagni.

Incredibilmente, e forse scandalosamente, là dove si respirava gas e s’inalavano ceneri di morti, il loro amore cresceva, era vivo, pieno di promesse, di progetti. Per amarsi si davano appuntamento nel laboratorio di radiologia dove i nazisti conducevano esperimenti di sterilizzazione con raggi x. Posto lugubre, ma sicuro. Intorno, squallore, orrore, ma loro erano altrove, volavano in alto, possedevano le ali dell’amore, della libertà. I loro corpi erano calore, luce, palpito vitale più forte della morte. Un amore senza speranza? Non per loro che non volevano uscire dall’inferno del lager da un camino della fornace. Loro sognavano di riacquistare la libertà perduta, di vivere insieme amandosi per sempre. Con accorgimenti e complicità concretizzarono il loro intento.

Lui indossando la divisa tedesca, lei, camuffata da operaio con un lavandino in testa, varcarono senza destare sospetti, il cancello del campo. Erano liberi! Libertà e luna di miele, purtroppo durarono poco. Mala fu riconosciuta e catturata. Edek, che da lontano tutto aveva visto, poteva salvarsi, raggiungere la Polonia, ma tenne fede alla promessa, al sentimento che così fortemente lo legava a Mala. Spontaneamente si presentò al campo.

Entrambi condannati all’impiccagione e torturati nelle celle segrete del blocco della morte, lasciarono a testimonianza i loro nomi incisi sulle porte di legno. L’amore spesso, sublimizza anche il martirio. Un’ebrea, un cristiano, due numeri in un campo di sterminio, nulla tolgono alla bellezza del loro idillio. Per alcuni, il loro, fu un sentimento scomodo, fuori da ogni canone. Per Mala ed Edek, anche se impossibile, il loro amarsi fu soffio di vita, tocco di tenerezza dell’unico Dio dell’amore.

107 ANTONIETTA SIVIERO (Arzano, NA, 1947) risiede a Termoli (CB) da sempre. Ha pubblicato la raccolta in dialetto termolese Tèrmele ndù córe (Termoli nel cuore)nel 2018.

Un giorno o per sempre, a volte, seppur senza futuro, il grande amore sboccia, muore, si perpetua. Ci dona la certezza che tra disperazione, pianto e pallore di morte è possibile amarsi profondamente.

Una mia poesia dedicata a questa amara vicenda:

Non c’era grano in quel campo, ma baracche e filo spinato. Non c’era sole in quel campo, ma fumo e puzza di fogna. Non c’erano stelle a far da sentinelle al loro amore, ma cadaveri in ogni dove. Erano giovani e ad Auschwitz due numeri, due credo, difficili da sommare; ma le loro anime si erano già raggiunte, loro già si amavano. Amarsi lì, vicino alla camera a gas, amarsi per non morire, amarsi dove tutto era perso. Amanti in quell’angusto spazio sognavano un infinito spazio. Ed erano intrisi di rugiada i loro corpi, olezzo di gigli, profumo di promessa ogni loro speranza. Giacevano nello squallore sognando un letto e una stanza, un amore libero senza fine e senza guerra. Tra sofferenze e morte, era forse immonda la passione che li univa? Non nasce forse dal fango in tutto il suo candore il fior di loto? Ad Auschwitz, su ferite e cicatrici, era sbocciato in tutto il suo splendore tra Mala ed Edek l’amore. Breve il loro idillio, effimera la fuga. Soffocato l’ardito loro canto dall’odio di chi la voce della libertà non voleva ascoltare. Indifesi, imprigionati, massacrati, giustiziati. Mala ed Edek, un sentimento nel tempo oltre il tempo. Il loro amore fuoco sulle ferite della furia distruttiva nazista. Forse di questo rapporto impossibile, la storia, ne ha perso memoria. Loro, Giulietta e Romeo di Auschwitz si sono amati. Ancora, volano sulle ali dell’amore