Euterpe n°34 - "Desiderio di evasione, vagabondaggio ed erranza: suggestioni, simbolismi e messaggi"

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RIVISTA DI POESIA E CRITICA LETTERARIA “EUTERPE” APERIODICO TEMATICO DI LETTERATURA ONLINE NATO NEL 2011 ISSN: 2280-8108 N°34 * FEBBRAIO 2022 * – WWW.ASSOCIAZIONEEUTERPE.COM

Evasione e introspezione nel Notturno indiano di Tabucchi di DENISE GRASSELLI137 Questo libro, oltre che un’insonnia, è un viaggio. L’insonnia appartiene a chi ha scritto il libro, il viaggio a chi lo fece.

Antonio Tabucchi, uno dei più importanti scrittori del Novecento, docente universitario, critico letterario, grande studioso e traduttore di Pessoa, oltre alla sua attività di intellettuale è stato un grande viaggiatore, esploratore di culture e tradizioni di tutto il mondo come testimoniano i numerosi saggi editi dalla Feltrinelli in Viaggi ed altri viaggi. All’interno del volume è presente L’Inde. Que sais-je? dove lo scrittore riflette sulla sua conoscenza dell’India e la stesura del romanzo Notturno indiano col quale ha vinto il prestigioso premio Prix Médicis nel 1987. Come afferma lo scrittore, il protagonista del romanzo è volutamente “ignorante”: ha in tasca una guida essenziale dell’India ma è profondamente ingenuo, intriso di quella «inconsapevolezza innocente» che lo rende un esploratore non soltanto geografico ma anche e soprattutto esistenziale. Tuttavia le domande che pone il viaggiatore ai vari interlocutori e le situazioni in cui spesso si trova non sono casuali: fanno emergere l’altro lato dell’India, quello del mistero, dell’introspezione che rimanda all’antico motto “gnothi sauton” dei templi greci. Il viaggiatore del romanzo si configura, quindi, come un esploratore dell’“io”, la cui identità è in continua discussione. L’India di Tabucchi appare all’uomo occidentale come qualcosa di enigmatico, di completamente diverso rispetto alla realtà cui siamo abituati: essa incute paura in quanto «universo senza centro», un «ibrido» in cui bene e male non sono chiaramente distinti ma coesistono come due polarità in continua tensione, come lo scrittore afferma in Tante idee dell’India. Fu questo il sentimento che secondo Tabucchi animò i primi coloni portoghesi che cercarono di sostituire la cultura indiana con la più rassicurante visione del mondo occidentale. Non a caso l’India venne visitata anche dallo scrittore portoghese Fernando Pessoa che nel 1914 scrisse: «l’Oriente è tutto quanto noi non abbiamo, tutto quanto noi non siamo». Partendo da questa idea di “altrove” il protagonista del Notturno indiano inizia a esplorare Bombay partendo dal “Quartiere delle gabbie”, il quartiere più povero e malfamato della città dal quale il tassista cercava invano di distoglierlo. Il viaggiatore vuole partire proprio da lì, dal lato “ombra” ma il quartiere ai suoi occhi risulterà essere «molto peggio di come me lo ero immaginato». Lo scopo del viaggio consiste nella ricerca di Xavier, un suo amico DENISE GRASSELLI (San Severino Marche, MC, 1990) si è laureata in Filologia Moderna. Insegna lingua e letteratura italiana e storia presso la scuola secondaria. I suoi studi sono rivolti principalmente alle forme dell’italiano contemporaneo, tra cui il linguaggio giovanile e alla critica letteraria del Novecento. Ha vinto il secondo premio per la sezione critica letteraria nel Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi” nel 2018 e il secondo premio nel Concorso Nazionale “Mario Pannunzio” nel 2019 per la sezione tesi di laurea. Ha pubblicato articoli in riviste letterarie e in volume. Collabora all’inserto “Robinson” per «La Repubblica». 137

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