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LORETTA FUSCO – “Un viaggio chiamato amore”

Un viaggio chiamato amore di LORETTA FUSCO109

"...Forse Dino fu l'uomo che più amai..." "...Tutta la sera m'è ondeggiata alla memoria, l'immagine di lui, della sua pazzia, e di quel altipiano deserto, in quelle prime poche notti estive del nostro amore che son rimaste le più pervase d'infinito ch'io abbia vissuto..." (SIBILLA ALERAMO, Diario di una donna)

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Non si saprà mai se quello tra Dino Campana e Sibilla Aleramo fosse vero amore o la spinta di una forza autodistruttrice che li legò per due brevi, intensissimi anni, fino a quando Campana, preda della malattia mentale, venne definitivamente internato in manicomio dove concluse giorni e tormenti.

Su questa breve ma tempestosa relazione si è molto discettato e altrettanto fiorito ma nessuno è riuscito a cogliere fino in fondo gli impulsi passionali che spinsero i due amanti a folli carteggi amorosi dove desiderio e respingimento diventarono un gioco al massacro tanto più sottile e crudele quanto più lusinghe, botte e insulti si alternavano in un crescendo continuo fino al successivo incontro scontro.

Nel progressivo inesorabile peggioramento della malattia di Dino, una forma di pazzia dovuta alla contrazione della sifilide per i suoi tanti contatti mercenari, contribuì senz’altro il bisogno di protagonismo assoluto di Sibilla, donna bellissima, eccessiva, che si servì della sua seduzione come arma di riscatto nei confronti di una società ipocrita e beghina sullo sfondo di un inizio Novecento caratterizzato dai nascenti fermenti sociali che di lì a breve sarebbero sfociati nella Grande Guerra. Lei, fiera e altera, con un insopprimible desiderio di uscire dai confini di un ambiente gretto e meschino, reagì a una violenza subita a soli quindici anni ribellandosi a regole e convenzioni che la vollero sposa dell’uomo che aveva abusato di lei. Esordì nel 1906 con il romanzo autobiografico Una donnache la consacrò come scrittrice, ma definirlo romanzo è riduttivo in quanto apparì sin da subito un accorato appello, il manifesto di un femminismo ancora in germe della quale lei fu antesignana diventando un punto di riferimento nella lotta per l’emancipazione femminile.

Per cercare di capire almeno in parte le motivazioni di questo incontro, per tanti aspetti devastante, occorre fare riferimento al periodo storico e letterario in cui i due vissero e consumarono la loro storia d’amore. Entrambi provenienti da ambienti provinciali, dotati di

109 LORETTA FUSCO (Basilea, Svizzera, 1950) vive a Pradamano (UD) da quasi quaranta anni. Già docente presso un Istituto Professionale di Udine, è sempre stata attratta dalla scrittura e in particolare dalla poesia. Ha pubblicato le sillogi poetiche Anime Intrecciate(2014), Un’altra luce(2017), L’Altrove Atteso(2019) e il romanzo Teresa e Blanca(2018). Molto attiva su Internet, l’apertura di diversi blog di carattere letterario, l’appartenenza a più gruppi culturali online unita alla collaborazione con alcune riviste, le hanno permesso di farsi conoscere e apprezzare.

grande talento letterario, si cercarono, o meglio lei cercò lui, incantata dalla sua vibrante poesia e già il primo incontro si rivelò un’attrazione fatale:

Vogliamo intanto vederci per un giorno a Marradi? –Se non v’annoia troppo, se non siete troppo lontano. Io potrei venire, mettiamo, mercoledì o giovedì, col primo treno (8,55) e voi dirmi dove m’aspettereste. Credo che ci si riconoscerebbe facilmente. Mi racconterete a voce quali altri tic bisogna perdonarvi, oltre a quelli che bisogna ignorare. Uomo diffidente! Sibilla

Dino Campana che nei Canti Orfici, aveva raggiunto punte di lirica altissima, non ebbe mai la fama che forse lui si aspettava e viveva questa sua condizione di emarginato con estrema frustrazione accentuata anche dai segni di irrequietezza che forse furono la cifra distintiva della sua purissima poesia. Sibilla fu la sua prima donna, non aveva amato nessuna come lei e cadde sotto il peso di un amore che la sua instabilità psichica e l’incontrollabile gelosia gli impedirono di vivere. Questo viaggio chiamato amore affidato a un carteggio di cui Sibilla autorizzerà la pubblicazione solo due anni prima di morire, percorre tutte le fasi del loro delirio amoroso in quel rincorrersi forsennato su e giù per la penisola, a testimoniare la potenza di un amore idealizzato e che entrambi cercavano, affamati di emozioni forse come compensazione alle tante sconfitte della vita.

In un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché io non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo trovato delle rose Erano le sue rose erano le mie rose Questo viaggio chiamavamo amore Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose Che brillavano un momento al sole del mattino Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi Le rose che non erano le nostre rose Le mie rose le sue rose.

P.S. E così dimenticammo le rose.

Dino Campana a Sibilla Aleramo, 1917

Chiudo il tuo libro, snodo le mie trecce, o cuor selvaggio, musico cuore...

con la tua vita intera sei nei miei canti