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DANTE MAFFIA – “Anna Achmatova a Modigliani (Parigi, 1910)”

m’invitò la promessa infeudata di luce d’oriente, l’inscritta valle d’azzurro crescente il ritorno nel giro del tempo o affondo di sogno –nel volto altro vento. anche le ombre e il latrare dei cani

quando tornavamo a notte fonda reggendoci a vicenda, cantando Baudelaire. Il mio corpo era unito al tuo come una lama che tagliando plasma

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un nuovo assetto, la verità suprema. Un amore così lo conoscono i Vulcani, le streghe delle Foreste Vergini, il vento degli Urali quando diventa vetro.

Sono andata via. Sciocca, impaurita, sciocca, sciocca, scornata, indifesa, impreparata a godere le favole degli abissi le stelle che le civette rubavano al cielo.

Anna Achmatova a Modigliani (Parigi, 1910) di DANTE MAFFIA19

Non nascondesti le ombre, le ferite, gli squali addomesticati nel cuore, le lusinghe poggiate sul davanzale rotto della finestra.

Sotto quella finestra si riunivano le iene, sfidavano la luna, la martoriavano di rutti e d’insulti; cantilene maldestre come pennellate impresse con rimorso.

Avrei potuto non amarti subito? Avrei potuto lasciarti all’addiaccio e privo delle mie mani sulla fronte? Modì, adesso è notte fonda

nella Russia di gelo e di ricordi; adesso la pena è voce del demonio e niente può colmare il disastro della tua assenza che latra e fa male.

Non avrei dovuto abbandonarti, i tuoi colori me lo dicevano, gli arcobaleni che mi davi me lo sconsigliavano, Perdonami, Modì, non ho retto l’impatto, lo scalpitare delle mandrie selvagge che dentro di te correvano scatenate. Dovevo bere la Senna, ingoiare il Louvre,

la tua vecchia camicia con il tuo sudore, le bottiglie che frantumavi scagliandole sui ferri della Torre Eiffel. Dovevo avere il coraggio che poi ha avuto Jeanne.

Perdonami, Modì, ero troppo ragazza, troppo pazza di te e già sposata. Tornai, eri già un altro; merito quest’agonia nel grigio di Pietroburgo priva dei tuoi colori.

19 DANTE MAFFIA (Roseto Capo Spulico, CS, 1946) vive a Roma. Poeta, scrittore e critico letterario e d’arte. Si è laureato con una tesi sulla Presenza del Verga nella narrativa calabrese, in seguito si è dedicato all’insegnamento e alla ricerca nella cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Salerno diretta da Luigi Reina. Fondatore di riviste di poesia e letterarie come “Il Policordo”, “Poetica” e “Polimnia”. Come poeta fu notato, agli esordi, da Aldo Palazzeschi, che firmò la prefazione al suo primo volume, e da Leonardo Sciascia. Numerose le opere poetiche, narrative, di investigazione critica da lui prodotte. Ha tradotto alcuni poeti dialettali calabresi per Garzanti e per Mondadori. Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel 2004 lo ha insignito di Medaglia d’oro per i suoi meriti culturali. Le sue opere sono state tradotte anche all’estero: in rumeno, inglese, francese, spagnolo, russo, tedesco, portoghese, slovacco, macedone, svedese, sloveno, bulgaro, greco, ungherese.