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ANTONIETTA SIVIERO – “Evasione, sogno, fantasia, un quid in più della mente umana”

Evasione, sogno, fantasia, un quid in più della mente umana di ANTONIETTA SIVIERO

Ciò che viviamo quotidianamente, lo stress, la monotonia ripetitiva delle mille cose giornaliere, la famiglia, i comportamenti oppressivi, il controllo delle proprie sensazioni, la difficoltà ad affrontare eventi sgradevoli, portano, spesso, a rinnegare, a fuggire dalla realtà.

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Si mette, così, in moto un meccanismo di evasione da una realtà conflittuale, da responsabilità, da una veridicità che non si accetta. Si fugge, allora, con la mente, si sogna ad occhi aperti, si vaga. Tutti riusciamo a fuggire da ciò che ci circonda usando la mente. Finché evadere non diventa sinonimo di patologia, può essere un modo sano per ricaricarsi, per gestire meglio il tran tran che appiattisce.

Basta abbassare le palpebre, leggere, ascoltare musica per dimenticare, per involarsi, per rifugiarsi in un mondo immaginario. Con la mente ci si imbarca, si parte, si esplorano luoghi e circostanze che nella realtà non sarebbe possibile. A volte basta il fischio di un treno e la molla scatta. Un esempio lo troviamo nel personaggio di Luigi Pirandello, Belluca, protagonista della novella Il treno ha fischiato. Il fischio del treno, nel silenzio della notte, dà a Belluca, se pur momentaneamente, coscienza di una vita fuori dalla routine giornaliera. Anche se poi si torna al solito andazzo, l'attimo di evasione consente di sopportare meglio il peso della vita. Freud diceva che il desiderio di fuggire dalla realtà è parte della condizione umana. Desiderio né benigno né maligno che permette di affrontare meglio un mondo angosciante.

Fa piacere evadere in un universo senza conflitti, senza restrizioni. Spesso ci si trova ad affrontare crisi di certezza, evadere nell'irrazionalità immaginaria, lascia scorgere la speranza, la via d'uscita appare a portata di mano. Far volare la fantasia, può diventare un mezzo di creatività.

Alcune citazioni su questo argomento possono farci riflettere: “Nessun grande artista vede le cose realmente come sono. Se lo facesse cesserebbe di essere artista” (Oscar Wilde); “Dipingo gli oggetti come li penso, non come li vedo” (Pablo Picasso). L'immaginazione come strumento di fuga, diventa conforto alle frustrazioni, alla globalizzazione: “Il sogno è la risposta della fantasia alle banalità del reale” (Roberto Gervaso).

Immaginare, evadere, sognare, sentire una musica in testa, non è da pazzi; è un ripararsi, un ritemprarsi per poi, rimboccarsi le maniche con più convinzione: “L’immaginazione è la pazza di casa, mi insegnarono al liceo. La realtà è peggio, risposi: è la scema del villaggio” (Gesualdo Bufalino).

Non essendo soggetta a censura, la fantasia, in qualsiasi momento, permette di assentarsi e di vagabondare tra magici castelli di sabbia, di cogliere la grandezza dell'attimo che se pur fugace, appaga, trasforma, acquieta. Quindi ben venga imbarcarsi, salire sul treno dei desideri, volare come aquiloni, dimenticare ed eventualmente, per non morire dentro, lasciarsi inondare da quella luce cosmica che solo l'evasione emette. L'importante è tornare poi, con i piedi fermi sulla terra e imparare a emozionarsi, qualche volta, anche di quello che l'esistenza ci offre.