2 minute read

LORETTA FUSCO – “Bukowski: nato per essere”

Quindi il viaggio ultramondano di Dante. Solo attraversando il dolore e facendolo proprio si giunge a “riveder le stelle”.

Il viaggio che ognuno dovrebbe compiere dentro di sé: conoscere i propri fantasmi; allargare la propria visione degli altri; trovare in sé la forza di resistere. Ma tutto questo è possibile avendo con sé la guida dei padri, l’amicizia dei coetanei, l’amore di una donna, “l’amor che muove il sole e l’altre stelle”; comunque lo si voglia intendere: spirituale, carnale, amore per il sapere, amore per l’arte, amore per la bellezza ovunque si dispieghi; quell’energia vitale che sola ci può sostenere tra i dolori del mondo.

Advertisement

Bukowski: nato per essere di LORETTA FUSCO

I gemelli

[…] era il mio vecchio ed è morto dentro, mi provo un vestito celeste la cosa migliore che abbia mai indossato e muovo le braccia come uno spaventapasseri nel vento ma non serve: per quanto ci odiassimo non posso tenerlo in vita. identici eravamo, avremmo potuto essere gemelli il vecchio e io: almeno così dicevano teneva i suoi bulbi nel crivello pronti per essere piantati mentre io me la spassavo con una battona della 3a strada. va be’, lasciateci questo momento: ritto davanti a uno specchio nel vestito di mio padre morto mentre aspetto di morire anch’io.

(Charles Bukowski)

Partirei proprio da questa poesia da brivido, autobiografica, splendida per la quantità d’immagini che evoca nel descrivere il mondo solitario di quest’uomo, angelo e demonio insieme perché, come lui diceva, si parte sempre dall’alto e prima trovi gli angeli.

Che lui fosse un angelo caduto dal cielo e si fosse sporcato le ali nel putridume di una realtà inaccettabile lo si capisce leggendolo, basta qualche poesia, qualche racconto e se riesci a penetrare lo zoccolo duro della sua anima indurita trovi il cielo...

Inizia a bere adolescente per fugare inquietudini, scarso amore in famiglia, emarginazione, tanto che a vent’anni è già fuori casa con un diploma in mano e un futuro da inventare. Sregolatezza, scarsa propensione all’ordine e alle regole, lavori precari. Il viso devastato dall’acne non è che il segno esteriore degli sfregi e graffi che portava dentro, impossibili da nascondere. Anni di vagabondaggio, lavori precari, un breve periodo con un’occupazione stabile, i reading poetici tra tormenti e abissi esistenziali e poi l’affermazione come scrittore che se anche gli toglierà il bisogno non gli regalerà la felicità.

Le donne e l’alcol sono una costante della sua vita errabonda, tra amori autentici e un’infinità di rapporti occasionali, spinta liberatoria per non morire. Basterebbero alcune