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STEFANO BARDI – “Dal tramonto all’alba: Bruck, Schiavoni e Puglisi”

assumendo un ruolo consequenziale o epesegetico. Così è il caso del verbo "errare", nel suo doppio significato di "vagare" e di "sbagliare", da cui rispettivamente derivano tanto gli attributi, il participio aggettivale "errante" e l'aggettivo "erroneo", quanto i sostantivi "erranza" ed "errore". Significati apparentemente estranei fra loro ma, a ben guardare, strettamente connessi.

La staticità e la stanzialità sono sinonimi di appagamento e di sicurezza; all'opposto il dinamismo e il nomadismo sottintendono tensione e incertezza. Parimenti tuttavia le prime implicano abitudinarietà e tedio mentre i secondi comportano vitalità e mutamento.

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Realizzando un'affascinante dicotomia, le une attingono alla sfera del conosciuto, gli altri a quella dell'ignoto. Ed è proprio considerando questa complementarietà fra "stare" ed "andare" che si scopre, se non come essenziale certo come molto probabile, la seconda accezione del verbo errare. Chi sta fermo non fa nulla e chi non fa nulla non può sbagliare. Solo chi si muove lo può. Ma solo chi si muove può cambiare e quindi anche migliorare. Ergo: per migliorare occorre poter percepire e conoscere cose nuove e per far ciò occorre muoversi. Muovendosi per ottenere ciò è implicito il rischio dell'errore e si può ben dire che, se non proprio necessario e inevitabile, l'errore è pressoché fisiologico al rinnovamento, intesi i due concetti come insiti nell'estensione dei campi percettivo, esperitivo e, infine, conoscitivo.

Anche se, come detto, implica quasi inevitabilmente l'errore, l'erranza dunque è il lievito della storia umana, l'indispensabile veicolo, tanto individuale quanto etnico, per poter evolvere. Se ne facciano una ragione tutti gli storici e i politici miopi di ogni latitudine e di ogni epoca. Ed ecco che il progetto dell'Ulisse dantesco del viaggio perpetuo per "seguir virtute e canoscenza", dove l'intento conoscitivo si lega indissolubilmente a quello etico, riemerge prepotente ed intatto, sempre attuale e universale.

Certo, per avere dall'esistenza qualche felicità e un po' di serenità, nonché per tutelare la propria salute fisica e mentale, l'uomo sovente ha bisogno di sicurezze e di ancoraggi sia per il corpo che per la mente. Ma, per quanto noi cerchiamo un porto e un'appartenenza, una casa e una chiesa, rifugi e certezze, rimedi e consolazioni dentro un'esistenza prevedibile, placida e statica, abitudinaria e ripetitiva, è la vita stessa nel suo volgere, nel suo evolversi, nel suo compiersi, che ci costringe ancora, inevitabilmente, ineluttabilmente, finalmente, a riprendere il nostro vagabondaggio, a tornare ad errare. Nelle due accezioni del verbo naturalmente, ça va sans dire .

Dal tramonto all’alba: Bruck, Schiavoni e Puglisi di STEFANO BARDI121

27 gennaio 1945! Giorno della Memoria! Giorno in cui si ricorda la tragedia dell’Olocausto nazista iniziato nel gennaio 1942 e finito nel 1945, con le deportazioni di milioni di ebrei nei Campi di Concentramento in cui furono massacrati, schiavizzati e uccisi fino alla liberazione da parte dell’Armata Russa e degli Alleati Americani. Un buon metodo per ricordare quei drammatici momenti della storia è ricorrere a libri-testamento; vorrei parlare dell’autobiografia della poetessa e giornalista, nonché traduttrice Edith Steinschreiber,

121 STEFANO BARDI (Chiaravalle, AN, 1985), Operatore Socio Sanitario dal 2016 e appassionato di letteratura e scrittura, In particolar modo guarda con attenzione alla letteratura italiana del Novecento, alla letteratura marchigiana, pugliese e a quella religiosa. Ha collaborato/collabora con le riviste «Euterpe», «Voce della Vallesina», «Il SudEste», «Lo Specchio», «L’Altrove. Appunti di Poesia» e «Pro Letteratura e cultura», che gli permettono di partecipare a iniziative storico-letterarie pubbliche ed eventi culturali.

conosciuta come Edith Bruck (Tiszabercel, 1931) dal titolo Il pane perdutoedita nel nostro Paese nel 2021.

Testimonianza, la sua, rimembrante, la deportazione in primavera dal ghetto di Satoraljauhely in vari campi concentrazionari fino a quello di Bergen-Belsen, in cui moriranno il padre, la madre, un fratello, altri famigliari e dal quale si salverà nell’aprile 1945 con la sorella maggiore Judit122. Errante vagabondaggio, il suo, in cui si mostra come una ragazza affamata di comprendere l’altrui dolore psico-esistenziale come resurrezione etico-sociale e che la condurrà nell’oscuro Mondo. Pellegrinaggio reminiscenziale che la porterà alla prigionia e poi alla propria liberazione, fino al suo arrivo a Roma, dove si sposerà con il poeta e regista Nelo Risi.

Libro, anzi diario, del dolore, inteso come recupero del pane quotidiano concepito come recupero della memoria, ma in particolar modo come arma di difesa contro i moderni neonazismi123 .

Pellegrinaggio, quello della Bruck, che è ereditato nelle reminiscenze riguardanti il regime Comunista di Tito durante le guerre jugoslave degli anni Novanta e in special modo durante la Guerra d’indipendenza croata (1991-1998), come mostratoci dalla raccolta Quaderno croatodello scrittore e poeta Vanni Schiavoni (Manduria, 1977).

Viaggio, quello di Schiavoni, che è svolto attraverso l’attuale Croazia conservante, le passate ferite belliche, come dimostratoci dalle liriche “Sebenico”, “Traù” e “Spalato”. Dolorosa memoria che è qui esorcizzata con l’acqua intesa come curante ed esorcizzante fonte battesimale dalla quale abbeverarsi, per rinascere da Uomini liberi come mostratoci dalla lirica “I laghi di Plitvice”.

Raccolta poetica da leggere come possibile evasione da incurabili lacrime, rifiuto delle vessazioni sociali imposte dal titismo e allo stesso tempo recupero della memoria totalitaria.

Ci parla anche di libertà che sono indirettamente animate dall’amore, dalla compassione e dalla fratellanza ma in particolar modo sul sorriso in quanto balsamo esorcizzante i cuori più oscuri, come insegnatoci dal martirio di Don Pino Puglisi (Palermo, 1937-1993). Sorriso, il suo, soffocato il 13 settembre 1993 da malavitosi locali. Sorriso, quello di Don Pino Puglisi o semplicemente 3P, che fu barbaramente soffocato perché ribellatosi al moderno demone denominato Cosa Nostra che ancora oggi sottomette, vessa, uccide.

Bibliografia BRUCK EDITH, Il pane perduto, La nave di Teseo, Milano, 2021. PUGLISI PINO, Se ognuno fa qualcosa si può fare molto. Le parole del prete che fece paura alla mafia, BUR, Milano, 2018. SCHIAVONI VANNI, Quaderno croato, Fallone Editore, Taranto, 2020.

122 EDITH BRUCK, it.wikipedia.org/wiki/Edith_Bruck, “Wikipedia”, 2021. 123 Redazione, Il nazismo che ritorna, dalle fiaccolate ai social network, lastampa.it/cultura/2017/09/27/news/il-nazismo-cheritorna-dalle-fiaccolate-ai-social-network-1.34427147, «La Stampa», 27 settembre 2017.