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GABRIELLA MAGGIO – Recensione de Matera e una donnadi Dante Maffia

Matera e una donnadi Dante Maffia Recensione di GABRIELLA MAGGIO

In un tempo in cui tutto si adegua alle mode si apprezza chi da vero poeta si mantiene fedele ai propri temi esistenziali, come accade a Dante Maffia nella trilogia materana: Elegie materane (Lepisma, 2016), Matera e una donna(Terra D’ulivi, 2017) e I Sassi(Lepisma, 2018).

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Le raccolte costituiscono un continuum, un romanzo per il tema, il sentimento, la singolare inclinazione dello sguardo, il particolare timbro della voce. Matera è elevata a mito, centro emotivo che unisce in una sorprendente poetica metamorfosi i luoghi, la donna, la madre.

Prime le Elegie materane, quattordici testi senza soluzione di continuità, distinti dal numero. La versificazione segue il ritmo delle rutilanti emozioni di Maffia uomo consapevole e scettico, ma non disperato, alla ricerca di un incontro con Dio tra uomo e uomo, nel dramma del dubbio se è l’uomo a farsi simile a Dio o se è Dio all’uomo. Solo il nespolo/poesia accoglie le chimere/illusioni: “Le chimere diventate serve avvilite / sono sedute sotto un nespolo…la lotta con gli angeli è stata impari…” perciò il poeta dice a Dio: “Ti prego, lascia stare i peccati, azzerali, quelli di tutti, / per sempre ricominciamo, diamo un nome vergine a ogni cosa, ma il nespolo / sia nespolo e basta… Sii Dio umano, sii carezza, offesa all’ombra…Nella mia casa fatta di libri / non c’è spazio per nessuna presenza che non sia / anima viva e palpitante, essenza di conoscenza”.

Il poeta non accetta da Dio né compromessi né indifferenza e novello Prometeo conclude: “Tu non addormentaTi, / giuro / che ti ruberò lo scettro, se lo farai”. La parola s’infrange sul silenzio di Dio. Al titanismo delle Elegiesegue il ritmo lento e il recupero memoriale di Matera e una donna.

A Matera l’amore per la città e per la donna si rispecchiano: “E sei la donna,/ Donna regina, somma d’ogni canto, / Donna di carne e di poesia: la compiutezza”. Germogliano da un desiderio di rinnovamento: “Le cose intorno / stavano invecchiando/ senza una spiegazione./ I vocabolari stavano avvizzendo. / All’improvviso la freccia dei tuoi occhi / che mi trapassa e poi mi fa risorgere. / Era una sera un poco strana, confusa, / troppi versi detti in piazza / in un paese di cui ho perso il nome”.

Maffia pensa che il senso vitale di un popolo costruito nella storia e nelle tradizioni non possa spegnersi nella ricerca di una modernizzazione ottusa, che ne stravolga l’aura “Che stiano lontane però le americanate….Che non diventi Matera una cloaca di fritture”, così come la sua poesia non può non trarre alimento dal passato, dai ricordi: “A Matera