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SERGIO CAMELLINI – “Nell’infanzia, la stagione dei perché dà felicità o infelicità?”

Nell’infanzia, la stagione dei perché dà felicità o infelicità? di SERGIO CAMELLINI79

L'infanzia,perdefinizione,èquelperiododellavitachevadallanascitaallacomparsa dei segnali dellapubertà,cheintroduconol'ingressoall'adolescenza.

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Parlare in modo generico dell'infanzia sarebbe difficile e fuorviante, in quanto questa parola comprende un periodo molto esteso, sia dal punto di vista strettamente temporale oggettivo , sia da quello dell'esperienza soggettiva del bambino che avverte insé importantissimetrasformazioni.

Già nella prima infanzia, attraverso le ripetute interazioni coi genitori, il bambino sviluppa un insieme di schemi che sono alla base della sua identità, del modo di relazionarsi agli altri e di percepire la realtà. A quale genitore non è capitato di spazientirsidifronteall'ennesima domandadelpropriofiglio?Daquandoapregli occhi sul mondo, il nostro piccolo comincia a dimostrare interesse per tutto quanto lo circonda , a diventare sempre più curioso; da quando, poi, impara a parlare, il suo desiderio di sapere sembra divenuto insaziabile, cosicché aogninostra rispostasegue unnuovoinesorabile:"Perché?".

Eppure, dobbiamo essere disponibili a rispondere ai suoi interrogativi, se vogliamo tener viva quella curiosità che è laspinta verso sempre nuove scoperte.Man mano che cresce , le sue domande saranno sempre meno banali, anzi, a volte ci metteranno in difficoltà.

Allora, sfogliando insieme un libro alla ricerca di una spiegazione, coglieremo un'ottima occasione per appagare il suo bisogno di conoscere , per colmare alcune nostre lacune, per mantenere vivo e costante il dialogo . Il bambino "nasce" curioso , poiché si apre verso il mondo, che è tutto da scoprire, colmo com'è di cose belle e interessanti, o brutte e noiose. Fin da piccolo, quando non è ancora padrone del linguaggio, con lemani tocca, manipola, sfiora, preme, rompe; con gli occhi osserva, è attrattodaognioggetto,daognigesto, daogniavvenimento.

Poi, quando sa esprimersi bene, assilla invece il genitore con una serie interminabile di domande, spesso molto sagaci e argute. Anche se a volte è difficile dominarsi, non ci si deve mai stancare di rispondergli con affetto È inopportuno interromperlo con le solite espressionideltipo:"Adesso basta,seiancora troppo piccolo per capire". C'è un bellissimo pensiero di Auguste Lumière, inventore del cinematografo assieme al fratello Louis, a proposito della perduta capacità dell'uomo a comprendere quanto ci sia dietro le cose: "Dopo mille domande rimaste senza risposta,ilbambinofinisce colnonchiederepiùecol perderelasuacuriosità.Si abituaavedere senza comprendere ifenomeni della natura, e conserverà per tutta la vitaquestacattivaabitudine.Vivrà,allora,inmezzoallepiùgrandi meraviglie naturali senzapensareminimamenteaconoscerelecauseeimeccanismi.

Perché, allora, bloccare la curiosità di nostro figlio, invece di favorire la sua evoluzione quando è sufficiente un po' di pazienza? Facciamo leva sui sentimenti. D'accordo, non è facile esaudire ogni richiesta; se, per esempio, il piccolo di tre anni

79 SERGIO CAMELLINI (Sassuolo, MO, n.d.), Psicologo perfezionato in biopsicosessuologia, è poeta e scrittore. Come studioso di arte povera della civiltà contadina e dei mestieri, ha fondato una Casa Museo sull'Appennino emiliano. Ha pubblicato un’opera sul linguaggio del corpo, un’opera omnia e dodici libri di poesie. Ha ottenuto diversi riconoscimenti con premi nazionali e internazionali; è stato inserito tra le Eccellenze degli Artisti e Autori del Nuovo Rinascimento di Milano. È stato incaricato per essere uno dei rappresentanti italiani della poesia contemporanea a Belgrado e Hyderabad (India), dove gli è stato conferito l'Award 2017. Ha ottenuto otto Premi alla Carriera.

chiedeperchéallasera sidebba andare aletto,basterà rispondergli:"Perchéèbuio";inetà scolare, invece, è facile ci ponga domande complicate, che richiedono una spiegazione più complessa. Potrebbe succedere anche di non essere in grado, a volte, di dargli una risposta, cosa possibile e non rara di cui non dobbiamo vergognarci; sarà questa un'occasione buona perammettere la nostralacuna e percercare,assieme albambino,di colmarla. Il nostro commento: "Grazie ate ho imparato anch'io un'altra cosa".Ciò,lofarà sentirepienod'orgoglioegliinsegnerà che tutti abbiamo dei limiti e che non c'è nulla di male nell'esprimerli.

D'altra parte, ricordiamoci che la primafase di un atto intelligente consiste proprio nel sapersi porremolti perché; chisiponefrequentiinterrogativi,anchesucosechesembrano ovvieecomuni, può giungereavederetalicose inmodonuovoeoriginale,apportando delle modifiche al proprio pensiero e progredendo nelle proprie conoscenze. Non è forse tale caratteristica che contraddistingue gli inventori, gli scienziati o, comunque, chi operaproficuamenteincampo politico,economico,culturaleesociale?

Cerchiamo, allora, di rispondere esaurientemente a ogni domanda del bambino, evitando complicazioni inutili e falsità; anzi, cerchiamo noi stessi di proporre nuovi interrogativi per stimolare la sua curiosità sulle ali delle emozioni. A proposito di complicazioni inutili, molti genitori allevano i propri figli sotto la famosa "campana di vetro" , facendo loro intravedere un mondo dorato, colmo di gioie, di abbondanza,di soddisfazioni,diappagamenti illimitati; unmondo nelquale essi,poi,si troveranno impreparati adaffrontare larealtàquotidiana.Taletendenza educativa èassai diffusa. Eppure, come si può pensare che questi bambini,crescendo, siano ingrado di affrontare il dolore, la malattia, le privazioni, la morte alla pari della gioia, della salute, dell'abbondanza,dellavita?

Troppo spessosièportatialasciarcredere chelostudiosia solo un passatempo di una certa durata, che il lavoro sia sempre interessante, che il matrimonio sia "un cuscinodifiori";epoicisiaccorgechediversiragazzilascianolascuola perché significa anche impegno,che abbandonano illavoro perchéavoltepuòessere insoddisfacente, che rompono il matrimonio quando vedono che il "cuscino di fiori" appassisce rapidamente.

A tal proposito, quando si parla di socializzazione in famiglia, si accenna sempre ai genitori come se tutti i bambini fossero allevati dal padre e dalla madre. In realtà, varie circostanze possonofar sìcheunodeigenitori manchideltuttooinparte, per esempio con la separazione o il divorzio. Sebbene la famiglia unita rappresenti l'ambiente naturale e ideale per il bambino, la "porta girevole" di stare con la madre o col padre, privandolo di uno dei genitori, crea ansie che vanno adeguatamente gestite . La separazione dei genitori, porta di solito diversi cambiamenti e la necessità di nuovi assetti comportamentali.

A parte il diverso tipo di rapporto col padre o con la madre, il ragazzo deve comprendere la situazione in cui viene a trovarsi, assumersi qualche responsabilità e, a volte, sopportare ristrettezze economiche o comportamenti degli adulti che non comprendedeltutto.Oltreaibimbipurtroppoabbandonatiedenutritisparsiincertepartidel mondo,le nostre case,che dovrebbe essere dimore rassicuranti,a volte divengono luoghi di "orchi"eviolenti. Èdoveroso che ibambini imparinoa gestire tutto ciò,senza venire traumatizzati.

Daunpo'ditempoaquestaparte,sistannoverificandofenomenipiuttosto allarmanti di ragazzi delle scuole primarie, nell'utilizzo dei vari mezzi di comunicazione "smartphone", i quali non vogliono sentir ragione per smettere di "smanettare" in modo compulsivo. Per la salute fisica e psicologica dei nostri ragazzi, è sempre bene ricordare che i bimbi non sono piccoli adulti, anche se, a volte , indossano le nostre scarpe, o si truccano a diecianni per apparire grandi, oppure aprono discutibili profili sui telefonini. I bimbi, soprattutto i più piccoli, credono a quanto loro viene narrato, e attribuiscono poteri soprannaturali a uomini e animali. Tra le prove, come raccontano alcuni ragazzinisui social,c'èquella diincidere con una lamasulla pelleil numerodeldiavolo666.Poi,la cintura stretta alcolloperpartecipareadunacompetizione è un'assurda sfida alla morte.I siti che in modo subliminale o diretto inducono i minori a gesti inconsulti, andrebbero soppressi. La necessità di emulare, ha lo scopo di riempireunsensodi vuoto ,dinoia,di scarso attaccamento allavita?

È un paradosso quando si è bimbi, non coincide con la curiosità , che dovrebbe sollecitare la motivazione ideativa e creativa dell'esistenza. Tutto ciò,indicaunbisogno urgentediattenzione .Èovvioche,seèbeneinsegnarealbambino alcune conseguenze dannose dei suoi atti, èaltrettanto importante non intimorirlo oltre misura. Alle sue paure naturali non vanno aggiunte anche le nostre, né le nostre preoccupazioni, nélenostreangosce,affinchéeglinontemaleconseguenzediognisuo atto.Lafiduciain sévacostantementevalorizzata,cosicchéilbambinosisentacapace.

Come regola generale , le paure del nostro bambino vanno rispettate e non certo adoperate come "arma" per farlo crescere. Ci si augura, naturalmente, che la vita riservi lorofelicitàe benesserema,percomuneesperienza,sappiamochequestofapartesovente dei desideri. Ai nostri figli, fin da piccoli, è opportuno dire, con le dovute maniere, ogni cosa, anche se dolorosa,renderli partecipi degli avvenimenti della vita sia piacevoliche tristi, offrire loro un appoggio e una solida base per sopportare e superare i momenti difficili. Da ciò,penso si possa comprendere come l'infanzia non sia solo quel periodo di spensieratezza da molti descritto, ma un'età di notevole impegno in cui vengono gettate le basi per il futuro. Se vogliamo veramente ilbene dei nostri bambini,prepariamoli alla vita,quellavera.Evitiamo diaccontentarli inognicapriccioancorprimachelomanifestino, di appianare ogni difficoltà, di nascondere ogni dolore. È più facile che un individuo si comporti in modo responsabile , quando da piccolo gli è stato fatto comprendere con amoreche,oltrelafelicità,esisteanche l'infelicità.