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GIOVANNA FILECCIA – Recensione de L’ultimo Ducadi Italo Iovene

Vengono trattati il tema delle forme, delle contaminazioni artistiche, dei poetry slam, dei reading poetici, etc., mostrando sempre abilità interpretativa e di rielaborazione concettuale dei dati forniti dal questionario, insomma una dialettica, hegeliana sintesi in cui ogni tesi non ha escluso l’antitesi, pervenendo appunto all’idea di poesia come “sintesi di un mondo di opposti o di varianti di forme, strutture, immagini, oggetti, simboli”.

Dal desiderio al sogno: L’ultimo Ducadi Italo Iovene167 Recensione di GIOVANNA FILECCIA

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In tempo di pandemia molti di noi autori abbiamo scritto, composto, creato. Italo Iovene, autore napoletano appassionato di teatro, di arte e letteratura, durante la morsa pandemica ha iniziato e concluso il suo quarto romanzo per poi pubblicarlo con la Diogene Edizioni. Ne è nato L'ultimo Duca, che già dal titolo introduce una nota di eleganza e di stile.

Alla lettura del libro ho immaginato l’autore in una veste particolare, un prestigiatore che estrae dalla sua memoria avvenimenti reali e li amalgama a storie di fantasia. Avverto tra le pagine la presenza di una figura che sta in alto e che da lassù sembra partecipare attivamente alle vicende di Amedeo. Il duca, infatti, attraverso i pensieri e i sogni fa scendere in campo Dio, Gesù e ogni abitante di quella sfera che appartiene al soprasensibile. Trascrivo un brano tratto dal capitolo “Il virus” nel quale è Dio a parlare: “Ero convinto di aver creato un universo perfetto. Non mi bastava e ho aggiunto la vita […]”. Prosegue: “L’uomo non sapeva essere felice; contento sì, ma la felicità è cosa ben diversa, necessita di saggezza. Viveva infelice in quella felicità e l’eternità non era adatta a lui.” C’è un gioco di causalità e casualità ne L’ultimo Duca. Uno degli aspetti chiave del romanzo sono “le condizioni”. Saranno le condizioni mancate a dirigere le decisioni di Amedeo. Egli nel clou della vicenda compirà delle azioni estreme. Azioni per le quali, però, non proverà rimorso. Il duca rifletterà sui suoi sbagli, sulle debolezze ma anche sui suoi punti di forza. Uno dei concetti del romanzo è “rinascere a nuova vita”, risorgere da ciò che è stato. Il duca Amedeo, da uomo solitario quale è, ha un solo amico, Antonio, conosciuto nel periodo della guerra quando Amedeo e il padre, il Duca Carlo, si trasferirono a Stigliano. La loro è un'amicizia che durerà nel tempo e sarà l'unico punto di riferimento di Amedeo.

167 La versione integrale della recensione è pubblicata nella rubrica “Leggo e recensisco a cura di Giovanna Fileccia”, sul blog «Io e il Tutto che mi attornia» il 24/05/2021, link: http://giovannafileccia.com/2021/05/24/leggo-e-recensisco-lultimo-duca-di-italoiovene-diogene-edizioni/ (Sito consultato il 16/09/2021).